Festival di musica e spettacoli immersi nella natura. Un trionfo delle arti per la gioia dello spirito!

Dario Cangelli

Biografia dell'Artista

Cresce tra le melodie del padre Antonio Cangelli, che suonava il mandolino “fino a prima della guerra” (1940 -1945 inclusiva di deportazione come IMI), la madre Albina Sfondrini, maestra e canterina, due sorelle maggiori Emanuella e Claudia impegnate nel Sing Out, Up with the people!! (Viva la Gente) un gruppo di spiritual attivo a Bergamo negli anni sessanta, ascoltatrici di blues, beat, pop, De Andrè (Fabrizio), di Brel, Boris Vian, della grande chansonnier ebrea francese Barbara (Monique Andreè Serf), I Giganti...

La sorella più grande Emanuella a fine anni sessanta fa parte del Canzoniere Popolare di Bergamo, un gruppo di ricerca e riproposizione del canto operaio di protesta, alle cui rappresentazioni Dario assiste sistematicamente.

Ma soprattutto cresce all’ombra fidata del fratello musicista Manlio Cangelli, enfant prodige abile violinista, pianista, compositore, studioso e innovatore nell’elettronica e nella nascita dei sintetizzatori, appassionato Bachiano (come il nostro Fulvio Manzoni) e instancabile esecutore del Clavicembalo Ben Temperato soprattutto ad ora di cena (Manlio!!! a tavola!!!) maniaco al punto di cavare diletto anche dell’Hanon, sotto la guida di insegnanti del Conservatorio cittadino entusiasti e ispiratori come Guido Legramanti e Fernanda Scarpellini.

In una situazione domestica di evidente saturazione nella quale si deve fare la coda per avere accesso al pianoforte, tra i fortissimi del Manlio, la suonata Al chiaro di Luna della sorella Claudia che segue lezioni di piano, lo strimpellare beat della sorella Emanuella & i suoi soci capelloni e infilatori di perline di vetro... invece di astenersi Dario Cangelli reclama anch’egli le sue brave razioni di musica.

Inizia quindi a prendere lezioni di piano a otto/nove anni con la Maestra Bravi – insegnante capace ma un po’ “precipitosa”, in un anno si era già alle prese con le sonatine di Clementi !! viste le difficoltà a tenere il passo gli viene consigliato lasciar perdere il pianoforte e di dedicarsi ad uno strumento a fiato; così viene accolto nel 1968 nella classe di Flauto Traverso del Conservatorio "Donizetti" di Bergamo, per raggingere il quale si arrampicherà su per la via Noca tre volte alla settimana insieme ad amici e compagni di studi fino ai sedici anni di età.

All’inizio sono anni “felici” e spensierati, con il citato Maestro Guido Legramanti per teoria e solfeggio e la dinamica nonché “rivoluzionaria” Maestra Marlaena Kessick al Flauto, innovatrice nella tecnica esecutiva e nella formazione flautistica; ma anche con il dintorno popolar bandistico del Maestro Tassis insegnante di clarinetto e musica d’assieme. Quel tanto da prendere la licenza di Teoria poi una serie di cambi di insegnante imposti dal turn over portano ad un momento di incomprensione con i nuovi docenti, che viene risolto da questi ultimi a modo loro: escluso dai saggi di fine anno e respinto sistematicamente Dario deve lasciare il Conservatorio per summa di bocciature nel 1974.

Scornato dall’esperienza negativa, molla il flauto e materialmente si disfa dello strumento (un pessimo I.M. Grassi da studio) venduto al mercato delle pulci in piazza Pontida. Segue un paio d’anni di silenzio.

Nel 1976 in piena temperie di movimenti politici, rivolte, disordini sociali Dario si compra da Ghisleri, allora in via Verdi, per poche lire un sax soprano Orsi da banda, allo scopo iniziale di utilizzarlo per far casino durante le manifestazioni di piazza.

Da qui invece riparte con lo studio e soprattutto con l’intensa pratica esecutiva: segue corsi di sassofono presso la scuola popolare serale dell’ARCI di Milano dal 1977 al 1982; nel 1978 si accatta un sax tenore Meazzi con cui frequenta corsi di orchestra Jazz a Milano con importanti direttori-insegnanti come Bruno Tommaso, Enrico Rava, Arrigo Cappelletti. Rinnova il sax soprano acquistando un prezioso strumento costruito da un artigiano milanese (poi ceduto al jazzista Alberto Nacci); nel 1984 entra in possesso di un raro sax tenore Selmer degli anni cinquanta già di proprietà di un orchestrale di liscio, dal suono corrusco e intrigante.

Negli anni 80 è attivo come sassofonista dai gusti “omnivori” in gruppi rock (Rock Bridage, Diapason, Travel), blues (Dr. Faust, Blues Shufflers, Multanova) funky jazz (Ampia, Portland, TariBari), punk (Ampia), e prosegue la dimensione orchestrale nel settetto sassofonistico jazz di Angelo Tarocchi a Milano (1985-1987)

La dimensione amatoriale cede al professionismo con l’incontro con il cantautore e pianobar man inglese Charlie Swain Goodger, stabilitosi a Bergamo per qualche anno, con il quale nel 1988 forma il duo Music Messengers; per alcuni anni batte città e contado, pizzerie e club, suonando piano bar e risparmiando. Ma anche praticando il liscio con un gruppo da ballo (i Team) e provando la gavetta del montaggio smontaggio e tre/quattro ore di suono per ciascun servizio.

Il tutto finalizzato all’acquisto di un piano verticale e – soprattutto – di un flauto traverso ma stavolta di qualità (1990, un Yamaha con testata in argento) con cui riprendere lo studio con il prestigioso Maestro Edoardo Caffi e il perfezionamento con il Maestro Pier Luigi Arciuli.

Si riparte da zero con approccio, fisica dello strumento, programma di studi di impostazione francese, riscoperta del repertorio barocco, settecentesco, ottocentesco, impressionista, moderno; nel 1998 giunge al conseguimento da privatista del diploma di quinto anno presso il Conservatorio di Mantova, suonando uno strumento Miyazawa in argento massiccio e sostenendo anche la prova obbligatoria di ottavino.

In questi anni 90 Dario Cangelli riporta in primo piano il flauto traverso anche nella pratica esecutiva prediligendo la dimensione acustica e la timbrica, ricercando stili e modalità consone allo strumento: scopre la letteratura flautistica cubana, brasiliana, le pagine di Villa Lobos, Ernesto Nazareth, Scott Joplin; dà vita a piccoli ensemble di Bossanova, genere “nato” per il flauto (PortaNuovaCorcovado, Bossamba.

Bossalovers), collaborando con musicisti della scena italiana e con musicisti brasiliani residenti a Milano (Onda Brazil, Ligia França Grupo).

Nel 1996 è accompagnatore al flauto solo per alcune esibizioni delle danzatrici brasiliane Alice Padilha Guimarães e Silvana Stein Estivalet presenti in Bergamo per i corsi internazionali di teatro d’avanguardia del Teatro Tascabile di Bergamo.

Si aggrega a musicisti classici per l’esecuzione di repertorio barocco, in particolare la violoncellista Viva Biancaluna Biffi, con la quale partecipa a vari ensemble ed esegue il “Concerto grosso per la notte di Natale” di Arcangelo Corelli nella stagione natalizia.

Al tempo stesso, l’incontro con la cultura letteraria e musicale argentina a partire dal 1991 è coinvolgente e fatale, Cangelli forma insieme a musicisti di formazione classica italiani (Massimiliano Panza, Viva Biancaluna Biffi, Lucio Mariani) e argentini (Valeria Inès Bernardez, Chango Edgardo Gonzalez) il gruppo Oblivion, che porta per primo in bergamasca il repertorio liederistico di Astor Piazzolla e di Alberto Ginastera. Assiste agli ultimi concerti di Astor Piazzolla in Italia.

Forma il gruppo di musica popolare argentina “Matambre” ispirato principalmente al repertorio della campionessa del folk argentino Mercedes Sosa, dei cui concerti è seguace appassionato. Entra a far parte del quartetto di tango di Maria Soledad Tulian, che pratica anche per le milonghe e per il tango ballato, frequentando il mondo delle milonghe di Milano, Torino e Bologna. Organizza corsi di ballo e di cultura folklorica argentina, seminari di danza popolare dell’interior, meeting musicali, proiezioni di film, letture di Borges e colossali grigliate.

Il tema del rapporto tra migranti e madre patria, dell’appartenenza e del distacco nel migrante da Italia ad Argentina e viceversa, è stato oggetto di una serata musicale e poetica nello scorso agosto 2013, a Cà Personeni in Valle Imagna, praticamente sulla soglia di casa di alcuni italo argentini, con la presenza di Valeria Inès Bernardez, Fulvio Manzoni, Bruno Pizzi e Dario Cangelli.

Nel frattempo Cangelli dà vita dal 1988 al gruppo di ricerca popolare “Pane e Guerra”, specializzato in canto “contro la guerra”, del lavoro e dell’emigrazione, un progetto che raccoglie il testimone dei Canzonieri Popolari insieme al variegato mondo del folk revival. Si forma un’associazione di cui Dario Cangelli è attualmente presidente, divenuta con gli anni uno dei maggiori gruppi italiani di ricerca e di organizzazione di momenti di incontro tra cantori e musici del genere, seguita ed invitata in tutta Italia ed all’estero (Parigi, Siviglia, Monaco di Baviera, Marsiglia). Pane e Guerra lavora come coro con un proprio ampio repertorio, ma si apre anche a varie realtà del mondo culturale cittadino e nazionale; Cangelli entra in contatto con i principali protagonisti del canto popolare e politico italiano, organizzando dal 1988 al 2014 incontri e concerti con personaggi del calibro di Gualtiero Bertelli, Caterina Bueno, Stefano Rosso, Franco Trincale, Fausto Amodei, Alberto Cesa, Alessio Lega, Andrea Parodi, Sandra Boninelli, Francesco Magni, Mondine di Novi, Ezio Cuppone, Giangilberto Monti, Claudio Chehebar, Roberto Navarro e molti altri.

I canti di Pane e Guerra fanno inoltre da colonna sonora a conferenze e mostre a tema storico e sociale, tra cui si segnalano gli interventi di Mario Avagliano per la presentazione del volume “Gli Ebrei sotto la persecuzione in Italia” (27 gennaio 2011 al Caffè Letterario); di Mauro Sonzini, Antonio Pizzinato ed Eugenia Valtulina “Gli scioperi del 5 marzo 1943, inizio della Resistenza in nord Italia” (incontro tenutosi il 5 marzo 2011 alla cooperativa Paci e Dell’Orto); l’incontro con Salvo Parigi, Carlo Salvioni, Roberto Bruni, Laura Tussi, Giuseppe Valota, Emilio Capuzzo su “Eugenio Bruni e la Memoria della Deportazione” (17 aprile 2011 alla sala Scuderia di via Borgo Palazzo); la conferenza di Salvo Parigi su “Bergamo 1943, le vicende della banda Turani” (tenutasi il 31 marzo 2011 presso il circolo ARCI Bloom di Bg); la conferenza di Sergio Fogagnolo “Partiti per Bergamo, i fatti di piazzale Loreto agosto 1944” (incontro tenuto il 10-03-2011 presso sede ANPI di BG); l’iniziativa in occasione del 150° dell’unità d’italia presso l’ANPI di Bergamo con la proposta di una selezione di canti dal Risorgimento alla Resistenza.

Sono esperienze che concorrono a formare uno stile: il suono di Dario Cangelli è oggi antiretorico, umile, esangue, diretto, scavato, ruvido ma ad un tempo lieto e affettuoso.

Gli anni 2000 vedono Cangelli alle prese con lo studio del baghet, la cornamusa bergamasca riscoperta dal Maestro Valter Biella, e con il repertorio basico di tale arcaico strumento, trasmesso dalla tradizione dei campanari.

Impegnato sui palchi, come d’uso, in ogni genere di costruttivo incontro e scambio: con l’orchestra jazz “Peones”di Corrado Guarino, con il gruppo progressive dei Malaavia, con i gruppi di pizzica e taranta del Maestro Pasquale Scarpato in particolare Ensemble Parthenope; con il gruppo di canto latinoamericano Violeta y Victor, dedicato a Violeta Parra e Victor Jara; con il gruppo folk dei Rataplam con i quali realizza il miglior album dell’ensemble “Fila Balà Fila Cantà” (2009); con il quartetto strumentale Cromatica Allegrezza
di Francesca Castelli, più volte ospite del festival Per Antiche Contrade; con il repertorio natalizio e infantile del gruppo dei Sunadur, in vari gruppi e collaborazioni teatrali (Teatro Fragile “Destinazione Macondo” del luglio 2013).

Ed infine in essenziali concerti in solo, nei quali esplora e approfondisce le pagine dei suoi autori preferiti Astor Piazzolla, Claude Debussy, Johann Sebastian Bach.

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